Oggi é domenica 23 agosto e in Argentina siamo a piú di 155 giorni di chiusura per paura del covid19. Ce ne stiamo chiusi in casa dalla metá del mese di marzo aspettando giorno dopo giorno che la situaizone locale e mondiale migliori. Invece continua ancora il rischio, continua ancora la paura. Mai come prima d'ora, il nostro vicino, il nostro prossimo, il nostro parente, sarebbe stato un pericolo per noi.
Quando incrociamo qualcuno per strada, se ti azzardi a uscire per strada, con il viso coperto per metá dalla mascherina, vediamo il timore nel suo sguardo e vediamo che scende dal marciapiede per mettere maggiore distanza fra noi, oppure attraversa direttamente la strada. Situazioni assurde mai immaginate prima.
Al supermercato ti spruzzano le mani con alcool oppure con gel, ti misurano la febbre con un apparecchio elettronico a una leggera distanza dalla fronte o dal polso. L'altro giorno ho guardato questo apparecchietto e di sfuggita sul visore ho visto un 9 e mi sono spaventata. Ho chiesto: "Quanto é la mia febbre?" "35,9" mi ha risposto il vigile che controlla. E ho tratto un respiro di sollievo!
Ma tranne qualche uscita per andare in farmacia e fare un salto anche al supermercato, si rimane sempre chiusi in casa. Io sento di vivere una lunga giornata dove spesso mi chiedo: "ma oggi é giovedí o venerdí?" Infatti ieri sabato ero convinta che era domenica e mi chiedevo come mai avessi la sensazione che era sabato!!! C'é da ridere! E infatti mi sono fatta una grande risata quando per telefono gliel'ho commentato a mia sorella. Mi ha risposto che infatti era sabato!
Le persone che sono sole, sono soggette a grandi distorsioni del sentire e del sapere... Ma per fortuna si torna alla realtá quando suona il telefono e allora ci si comunica con i nostri amici e parenti in modo virtuale... eppure é l'unica "realtá" che ci rimane...
Tutti i giorni parlo con mia sorella per telefono e spesso con la mia amica Maria, con la quale facevamo il trio ogni sabato per andare a prenderci un caffé e chiacchierare, poi finivamo la serata in un ristorante. Ora ci vediamo attraverso le videotelefonate.
Tutti i giorni sono collegata con i miei figli con messaggi whatsapp, telefonate e videotelefonate. Condividiamo fotografie e avvenimenti interessanti del nostro quotidiano ed é bello condividerlo anche se attraverso il piccolo schermo di un telefonino.
Ieri mi ha telefonato la nostra amica Silvia. Mi ha raccontato che il piccolo Pietrino le ha mandato un video con gli auguri di buon compleanno. In quel momento ho realizzato che era il suo compleanno e le ho fatto gli auguri e poi, anche se tardi, ho mandato la solita cartolina di auguri sul terrazzo, come facciamo sempre con tutte le nostre amiche.
Abbiamo parlato a lungo, ma a un certo punto le ho detto che la telefonata con un telefono di linea le sarebbe costata moltissimo, allora siamo passate al telefonino cercando di usare il whatsapp, ma prima le ho insegnato algune mosse per poterlo usare. Prima di tutto lo tiene sempre spento. Le ho detto di accenderlo e per fortuna la batteria non era scarica. Allora le ho spiegato come fare una videotelefonata, anche se potevo chiamare io, ma volevo che imparasse e ci siamo riuscite! Ci siamo viste e ci siamo divertite anche un po' perché le lezioni di uso del telefonino finalmente hanno dato buon risultato.
Poi ho ricevuto anche una telefonata da Adriana, giusto quando mi stavo preparando la mia cenetta (che é un altro modo per passare il tempo, io mi cucino a mezzogiorno e a sera). Siccome stavo sul piú bello della preparazione di un risotto le ho detto che l'avrei richiamata io e cosi abbiamo parlato lungamente anche con lei e ci siamo scambiate tante storie e storielle.
Insomma, vi ho raccontato un po' come va la vita in una lunga quarantena che sembra non abbia fine. Speriamo che sia vero che a fine agosto finisce questa insostenibile chiusura che ha provocato molti disastri nella vita sociale ed economica. Per non parlare di alcuni drammi familiari che abbiamo visto e sentito come la morte di cancro di una ragazza di 35 anni, che non ha potuto rivedere sua padre prima di morire per colpa delle ottuse regolamentazioni e protocolli che il governo sta applicando in maniera assolutamente autoritaria.
A questo punto, care amiche, non so se spedire questo mio post, o lasciarlo perdere. Non vorrei aggiungere noia alla vostra noia. Comunque, rimarrá come una piccola riflessione di un diario in rete che abbiamo portato avanti per molti anni, ma che ora, purtroppo, ha perso il suo "appeal", il suo attrattivo.
Vi saluto con affetto!
Lucia
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