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lunedì 28 febbraio 2011

Rientro

Ciao belle donne del Terrazzo, aspetto che tutte vi trovate di meraviglia in salute, anima e soldini. É da tempo che non ci vengo, ma come avete visto ieri ne ho approffitato il compleanno di Giada la "nostra nipotina", come dice Silvia, per fare il rientro. Invece oggi vi racconto come é stata di "movimentata" la mia esitenza nei giorni precedenti.
 
Prima non sono stata bene per colpa dello stesso tema dell'anticoagulazione, per fortuna, in quest'ultimo esame, alla fine,  é venuto tutto per bene. Poi ho dovuto convalidare il visto americano perché scadeva il 16 febbraio. Non so se nei vostri paesi é cosí, ma da noi prima ti devi fare una fotografia senza orecchini, senza occhiali e con le orecchie in vista. Poi devi andare in una banca precisa per comprare un PIN che costa piú meno 20 dolari. Poi devi intrare nella pagina web dell'Ambasciata USA per riempire un questionario di +- 12 pagine dove ti fanno delle domande normali ma altre sono tanto cretine come: sei stato un terrorista, hai aiutato terroristi, hai datto soldi per cause terrostiche, sei un narcotraficanti, hai venduto droga, ecc. Credo che se uno che chiede il visto fa il terrorista o il narco non va a rispondere di sí. Poi la pagina o sistema cade spesso e devi iniziare da capo, io l'ho fatto 7 volte, cioé sono stata davanti al computer per ben 5 ore: rispondo domande, cade il sistema, inizio da capo, rispondo domande, cade il sistema...é cosí via.
 
Quando hai finito (ringrazi a tutti i santi, diavoli, streghe, stregoni) spedisci il questionario e immediatamente ti arriva un foglio che devi stampare per chiamare all'Ambasciata e chiedere l'appuntamento, dando il numero del PIN che hai comprato. Ti fanno altre domande e alla fine ti danno il colloquio con un console (il mio era a mezzogiorno). L'Ambasciata consiglia di portare: la dichiarizione dei rediti, l'identificazione tributaria, le escritture delle propietá, i resoconti della banca degli ultimi 3-4 mesi, la certificazione di Camera di Comercio, ecc. Il tutto per dimostrare che hai dei soldi per spendere lá.   
 
Poi devi andare a Bogotá e versare l'equivalente a 140 dollari in un'altra banca. Io ci sono andata con 2 giorni di anticipo ed il giorno del mio colloquio preciso c'era uno sciopero  dei camionisti (trasportano merce per tutto il paese) e con i loro grandi camion avevavo chiuso tutte le entrate e uscite da Bogotá, per tanto sulle vie della cittá c'era il caos.  Ho preso il taxí con un'ora d'anticipo ma quasi mi viene un crepacuore perché erano le 11:30 del mattino e mi sono trovata dentro un ingorgo e lontana dall'Ambasciata. Gli ho raccontato al tassinaro il motivo della mia visita e si é messo fra altre strade che non conoscevo, ma anche se correva come un pazzo alle 11:50 ancora eravamo non tanto vicini, non so come ha fatto, ma a mezzogiorno in punto tremante, spettinata, sudata e con il grasso in viso, mi sono trovata davanti all'Ambasciata.
 
Mi metto in fila e una che faceva la guardia disse a me e tante altre persone che la fotografia non andava che dovevamo scattarla di nuevo nel negozietto che c'era lí vicino. Allora in quella "bella" presentazione in cui mi trovavo sono dovuta andare a quel posto per metterme in un bucco senza luce a farmi la fotografia. Non vi potete immaginare come sono rimasta: Tutta abbronzata e con le labbra tutte grosse, cioé come se fosse africana.  Sono convinta che se arrivo in USA, immediatamente mi ritornerano indietro perché davvero sono rimasta troppo brutta, quella non sono io...SNIF, SNIF (Sivia, scusa per l'uso).
 
Alla fine riesco sorpassare la benedetta porta mi prendono le impronte delle 10 dita e devo aspettare ben 3 ore per poter arrivare al console che, senza chiedere nessuno dei documenti, chiesse soltanto: sei sposata? hai figli? vivi da sola? quanti capi di bestiami hai nella fattoria? e basta. Per poi dirmi, Signora le hai il visto per andare a USA. Allora, care ragazze, dopo di questo pellegrinaggio sono dovuta andare dallo psicologo per riprendermi un po', jeejejeje, e ancora continuo a riposarmi di quella che ho chiamata "La bestiale avventura del visto americano". Abbraccio per tutte, Amparo Margarita
 
 

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