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martedì 4 giugno 2013

L'emigrazione

Cara Lucia,
Tutt'altro che stancante il tuo post, anzi interessantissimo ed adequato, non solo riguardo il passato remoto, quanto attualissima per la problematica di oggi.

Anche qui in Brasile, principalmente i preti jesuita, per cristianizzare le popolazioni indigene, si sono approssimati, e dietro di loro sono sorti i problema di malattie che hanno passato e che hanno dizimato questi popoli e poi è sorta la lotta da parte dei colonizzatori per impossessarsi delle loro terre...
E da lì sono stati espulsi. Ma siccome il Brasile é molto grande, abbiamo ancora oggi riserve indigene, ancora allo stato originale, inavvicinabili perchè alcunetribu sono persino pericolose e selvagge.Chi si avvicina ancora può essere trafitto dalle loro frecce avvelenate.
ma certo sono piccole ormai e molto isolate.

Quanto al fatto del mondo non avere frontiere, non credo sia mai possibile. Che io sappia, fin dall'inizio l'uomo ha tendenza a marcare territorio, ne è la prova il nostro stesso attaccamento alla nostra Patria, lontane da tanto tempo, è una necessità umana, come avere la casa, la famiglia, insomma, questo tipo di possesso é inerente all'uomo.Sentiamo la necessità di appartenere a qualcosa, a qualcuno.

Un altro problema che io vedo per l'apertura delle frontier, come dici te, é il pericolo di lasciare entrare chiunque nei territori, senza controlli, certo non ci sarebbero. Nessuno mi dice niente se mi muovo in Brasile e neanche in italia dove circolo senza essere molestata ed in tutti i paesi dove ho libera entrata con il passaporto europeo.

Voglio dire, sarebbe l'ideale, forse saremo portati senz'altro a questo, ma vedo molti problema se così fosse.Considerando le twin towers e tanti altri avvenimenti che mettono paura.

ma non sono sicura di aver capito bene cosa hai detto, dico, ho capito quel che hai detto, stò in dubbio se le mie osservazioni sono adequate a quanto detto da te.

bacioni
Anna

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