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domenica 4 ottobre 2009

Il Faro del Palazzo Barolo


Come avrete letto sulla Tribuna Italiana di Buenos Aires, ieri sabato, alle ore 20 c'era l'inaugurazione del Faro del Palazzo Barolo, che era rimasto spento durante decenni. Con l'auspicio dell'Ambasciata d'Italia è stato ripristinato e ora funziona come all'inizio, nel lontano 1923. Questo Palazzo era stato concepito dal Sig. Barolo, con l'idea di far riposare qui i resti di Dante, visto che con la guerra imminente del 1914 correva il rischio che sparissero. Quindi la sua struttura è stata ideata in funzione della Divina Commedia.

Sono arrivata con un'amica nella zona che aveva tutte le strade adiacenti al palazzo completamente transennate. C'era la polizia, c'era tutta un' infrastruttura di assistenza anche medica se per caso qualcuno avesse avuto un malore. Un grande schermo indicava gli accessi dalle diverse strade.

Su un' estensione di più di 100 metri lungo l'avenida de Mayo erano sistemate le poltroncine per gli spettatori. Erano tutte occupate e c'era moltissima gente in piedi, ma abbiamo trovato due posti vicinissimi al palco (è stato un colpo di fortuna). Di fianco avevamo un maxischermo, ce n'erano per lo meno 4 sistemati strategicamente. Tutto era buio, i lampioni della strada erano spenti, pochi negozi aperti, solo il faro in cima era acceso, ma il bellissimo palazzo era nel buio totale. Io mi chiedevo come mai non c'era la minima illuminazione, ma non sapevo darmi una risposta. Dopo cinque minuti che ci eravamo accomodate è iniziata la funzione, una sorprendente e straordinaria funzione.


Su una modernissima pedana circolare c'era un pianoforte e subito dopo è apparso il pianista. Un giovanissimo pianista di soli 25 anni, Horacio Lavandera(*) ha cominciato a suonare stupende musiche del repertorio di Beethoven, che amplificate dai mezzi elettronici acquistavano una sonorità da musica d'avanguarda. Suonava senza spartito, tutto a memoria, con una grande concentrazione, ma con una dolcissima espressione e una energia incredibile. Il vento gli scompigliava un po' i capelli a zazzeretta che lui raccoglieva dietro l'orecchio. La notte era un po' fredda. Il cielo non era nero, ma blu punteggiato da piccolissime stelle lontane incredibilmente visibili nel cielo quasi sempre opaco della nostra città, e c'era anche una splendida luna piena.


Con questo scenario è iniziata la parte visuale vera e propria. Cioè, simultaneamente alla musica che si spandeva con una forza e una sonorità imponente, abbiamo visto le prime immagini che venivano proiettate sulla facciata dell'edificio, ma che avendo molti rilievi e balconcini e trovandomi un po' di lato, le vedevo con una certa distorsione, non riuscivo a scorgerle molto bene. In compenso mi trovavo a dieci passi da un megaschermo dove si vedeva l'immagine ridimensionata e chiarissima di quello che si proiettava sul palazzo. Con un occhio potevo guardare lo schermo e con l'altro il fantastico pianista (no, non crediate che sono diventata strabica!) :-)


C'era un gigantesco braccio che partiva dal marciapiede e arrivava fino alla metà dell'avenida dove stava la pedana. Aveva nel suo estremo una grossa telecamera che facendo giri di 180 gradi in largo e in alto, riprendeva da tutti gli angoli possibili sia il pianista, sia le immagini proiettate sulla facciata dell' edificio che simultaneamente proiettava sui megaschermi. 


Ovviamente il tema era la Divina Commedia. E' iniziato con l'Inferno e le immagini proiettate sul palazzo erano di una bellezza e di una modernità straordinaria. Luci che lampeggiavano, forme astratte che apparivano e sparivano, sagome umane che si muovevano suggestivamente, il colore della luce a volte era bianco, altre volte era rosso e alla fine, la cosa piu impressionante è stata l'immagine di un serpente immenso di colore rosso che entrava ed usciva dalle finestre del palazzo con degli effetti tecnici incredibili. La musica che sottolineava queste immagini era maestosa, penetrava nel cuore. Il giovanissimo pianista sembrava fisicamente un angelo. Gli applausi alla fine di ogni esecuzione erano fortissimi e lui con molto garbo e  con un sorriso ringraziava.


La seconda parte è stata ovviamente dedicata al Purgatorio e anche qui le immagini erano allusive, si vedevano luci che formavano i gironi, altre luci che formavano arabeschi meravigliosi, sempre sui rilievi della facciata e sul megaschermo. Alla fine, il Paradiso: Le luci avevano colori bianchi, celesti, forme delicate che si scomponevano in tante altre nuove forme insieme alle sagome umane che si sovrapponevano con movimenti avvolgenti.
Insomma, la serata è finita in lunghissimi applausi, e grida di bravo!bravo! I registi della scenografia, delle luci, di tutta l'organizzazione, hanno creato uno spettacolo magico e indimenticabile. In questo emozionante scenario immaginavo la presenza del Sig. Luigi Barolo e dell'architetto Mario Pallanti, artefici di questo meraviglioso palazzo, oggi Monumento Storico Nazionale, osservando anche loro da una dimensione diversa dalla nostra,  lo spettacolo che è finito con il faro che lanciava il suo fascio di luce girando a 360 gradi nel cielo di Buenos Aires. Le ultime note che ci ha regalato il meraviglioso pianista a chiusura di questa memorabile serata erano quelle del famoso tango "Mi Buenos Aires Querido".


Mi dispiace non aver portato la mia macchina fotografica come mi aveva suggerito Letizia, ma purtroppo me ne sono dimenticata... :-(
Vedro se riesco a pescare qualche immagine dai giornali per condividere con voi questa magica serata,  ma intanto aggiungo due indirizzi di youtube dove potrete visualizzare una parte del palazzo Barolo.
Scusatemi la lunghezza, ma mi sarebbe piaciuto molto che tutti voi foste stati lì con me. 

Lucia

(*) Horacio Lavandera ha avuto molti premi e riconoscimenti, fra cui ha vinto, nel 2001,  un Concorso Alla Scala di Milano, dove era il piu giovane fra i 45 partecipanti. Ha studiato in Italia, Spagna, ecc. Il suo curriculum è interessantissimo, scusatemi l'entusiasmo, vorrei raccontarvi tante cose ancora... ma mi rendo conto che sto davvero esagerando.











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