Cara Adriana, ho letto l'odissea che significa per molti italiani andare al Consolato di Buenos Aires. Leggo anche le lettere degli italiani all'estero sul Corriere della Sera e molte parlano appunto di un'indifferenza quando non e' addirittura un maltrattamento in molte sedi del Consolato Italiano in diverse citta' al mondo. Quindi non credo che gli impiegati se la prendano con gli italiani-argentini in modo particolare, ma il loro comportamento e' generale, in ogni posto dove si trovano a guadagnare fior di quattrini, hanno un atteggiamento di fastidio e di intolleranza. Quello che tu hai raccontato e' sacrosantamente vero. Io l'ho visto ogni volta che sono andata al Consolato, anche se non ho vissuto sulla mia pelle dei comportamenti molto sgarbati, pero' voglio raccontare due episodi che mi sono successi attraverso gli anni.
Il piu recente, e' del 2007. Sono andata all'aeroporto con un passaporto che aveva ancora molti anni di utilita', ma quando l'ho presentato al momento di fare il check-in, me lo hanno respinto dicendo che non potevo viaggiare. Il mio passaporto non aveva il chip elettronico, richiesto da poco tempo prima dagli USA. Sono tornata a casa e il mattino dopo ero gia al consolato per rifare il passaporto con il chip. La polizia (argentina) che e' sulla porta non mi lascia entrare. Dovevo fare la coda. Vado a fare la coda, ma dopo un po' sento dire che i numeri per entrare erano finiti. Sono tornata sulla porta, suono il citofono e mi dicono che devo tornare il giorno dopo. Io spiego che ho bisogno del passaporto OGGI, perche ieri sera non sono potuta partire e ho perso l'aereo per colpa del chip. Mi ripetono che devo tornare domani. Io continuo a suonare il citofono e alla fine si avvicina alla porta un MARESCIALLO italiano che sta dietro alla scrivania quando si entra. Gli spiego. Mi apre la porta e mi fa entrare. Mi chiede di fargli vedere il biglietto. Gli dico che e' elettronico e quindi non ce l'ho in mano. Mi fa salire al quinto piano. Parlo con una impiegata e MIRACOLOSAMENTE mi fa il passaporto AL MOMENTO. La sera stessa partii per gli Stati Uniti.
Invece nel '90 , anno in cui mi trasferii in Italia, vado a rinnovare il mio passaporto. Premetto che Luciano e i due maschi erano andati via qualche tempo prima (si trovavano sul limite del permesso per il servizio militare, quindi era necessario che partissero subito se no, non uscivano piu dal paese). Io rimasi con Letizia fino a che non sbrigai le pratiche con il notaio e la consegna della nostra casa che avevamo venduto, e mi rimase da fare anche il trasloco internazionale, cosa che fu molto complessa, ma lo feci con successo.
Vado al consolato a rinnovare il passaporto che era scaduto da un paio di anni. Si rifiutano di rinnovarlo e mi dicono che io non avrei dovuto lasciarlo scadere. Rispondo che se non avevo un viaggio in vista non mi sembrava utile o urgente rinnovare un passaporto. Mi dicono che al non averlo fatto dovevo dimostrare di non aver perso nel frattempo la cittadinanza italiana. Per fare questo dovevo andare alla Camara Electoral Argentina, dove mi avrebbero dato un certificato che diceva che non avevo mai votato, quindi non ero cittadina argentina e non avevo perso la cittadinanza italiana. All'epoca c'erano delle code kilometriche sia davanti al consolato, sia davanti alla Camara, perche mai come nel 1990 gli argentini scappavano dal loro paese per la grandissima crisi che c'era. Percio c'era da aspettare dei MESI!!! Io avevo gia il biglietto, quindi non potevo perdere tempo. Attraverso un conoscente ebbi nel giro di un po' di giorni il favore di ottenere il certificato. Vado al consolato e lo mostro. Tutto ok. Poi vedono che devo partire con Letizia, all'epoca era minorenne, aveva 15 anni. Mi chiedono il permesso dell'altro genitore. Gli mostro una dichiarazione fatta davanti al notaio dove mio marito ed io ci permettevamo a vicenda di portare con noi i nostri figli. Mi dissero che questa dichiarazione non serviva. Io indicai che sul documento c'era espressa la frase che era valido davanti a tutte le autorita, migratorie, poliziali, giuridiche, consolati stranieri, ecc. Mi dissero che non serviva, perche non diceva CONSOLATO ITALIANO!!!!!! Allora mi chiesero che mio marito dall'Italia mandasse un consenso via fax affinche io potessi avere il MIO passaporto e portassi con me Letizia. A questo punto potrete immaginare la mia indignazione davanti a una burocrazia piu che kafkiana.
Non vi racconto il resto, ma fini' che Luciano prese un aereo e venne a BS.AS. per finire con questa ingiustificabile e incredibile storia.
Scusate se la "telenovela" e' stata un po' lunga, ma stamattina sono sola a casa. Cindy e' andata a un meeting con Giada e quindi ho tutto il tempo per me. Buona lettura! anche se avrei dovuto dirvelo all'inizio :-) Scusatemi, Adriana e tutte.
Ok, buona giornata.
Lucia
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