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mercoledì 5 marzo 2014

pennellate di Argentina

Maria Rosa C
Ho ingressato nel Sitio per guardare la Estancia Santa Elena, ed è di una grande bellezza. Da quel Sitio,  si possono guardare anche altre storiche costruzioni che hanno segnalato l'epoca d'oro della Argentina.

E se d'storia si tratta,... da tempo che volevo raccontarvi la piccola storia di questa maestosa pianta di Olivo.
Nella provincia di La Rioja nella località di Arauco, si incontra questa pianta che si la custodisce  mediante un decreto legge nazionale dato che ne ha più di cuatro secoli, ed è simbolo della olivicultura di quella zona e del Suo popolo.
Quello curioso è che questa pianta si è salvato del diboscamento ordinato dal Re Carlos III della Corona Spagnola nel secolo XVIII per tutte le piante di Olivi che cèrano sotto il Suo territorio nel Sudamerica, ...e si racconta che  fù l'unica pianta  rimasta in piedi. La proprietaria di quelle terre,  doña Espectación Fuente de Ávila, fù chi lo salvo della tala ordinata da Carlos III mascherandolo con diversi artilugi .
Il Re temeva che la produzione olivicola delle terre americane superase a quella del proprio paese, cosi che tutti gli olivari furono tagliati.
Passato il tempo, questa pianta e servito per avere dei figli, non soltanto nel territorio argentino , seno anche si sono sparciti per il Cile e Perù, ed ancora oggi produce delle olive.
Non so se sapete, pero la Argentina e un grande produttore di questo fruto , fra i primi al mondo , e alcuni raccontano , non sò se è vero, che certi paesi importano i frutti vergini, li industrializano e li vendono con il loro marchio.
Olivo de Arauco. Imagen de Noelia Diaco.
Alla fine, tanta produzione , ma noi qui paguiamo l'olio di oliva a prezzo d'oro. E questo succede con tanti altri cibi che hanno una alto valore nel mercato mondiale. Un altro esempio sono i fruti di mare.

Cara Claudia
Benritornata,...credevo che fossi a Mar del Plata. Dai ..vogliamo guardare le foto e che ci racconti dettagli ¿alcun moroso,..jejee fidanzatino?.

Cara Anna
Ahhh...con quei panettini,  pieni di prosciutto..glup glup. Però sai?, penso che sia più il fatto di essere lì  a Parigi a mangiarli che il proprio sapore in sè,..un classico, come pure i crèpes. L'unica volta che visitai quella città, a me non interesava i Musei, volevo correre alle brasserie a mangiare le famose baguette che tanto promuovono per  via del turismo. Sono sopravissuta a forza di paninni..... Ma fra noi, se non fosse che era li seduta in uno di quei ristorantini nel quartieri di Sain German o nel caffe della P che tanto ti fanno sognare, ritornata a Buenos Aires, crèdimi che  li mangiai dei megliori, anche se mancava quella aria parigina che porta tanta fantasia, e che risulta indimenticabile
Credo che oggi ho scritto abbastanza
A presto
Adriana

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