Care amiche, sono stata un po' assente, ma non a causa del mio viaggio, che inizia domani. Comunque eccomi ancora con voi.
Non so se fra i monti e i ruscelli avró a portata di mano il wi-fi, e in questo caso continueremo collegate, altrimenti ci sentiremo dopo una settimana, se Dio vuole.
Ringrazio i vostri auguri di buon viaggio e anche quelli di Buona Pasqua, che ricambio a tutte voi.
E ora voglio fare un riferimento all'argomento di cui al titolo: LA CULTURA.
Ho visto che é arrivato un messaggio da parte della signora Maria D'Alessandro che abbiamo conosciuto in occasione della visita di Francesca a Buenos Aires nel 2012 e precisamente alla Confiteria Las Violetas.
Precedentemente lei aveva mandato sul nostro terrazzo il suo lavoro, MEMORIE ABBRUZZESI, e in quella occasione abbiamo letto e fatto i nostri commenti.Ti ricordi, Anna?
Ora ci racconta che lo ha pubblicato attraverso la casa editrice DUNKEN e ci invita ad acquistare il libro. Le auguro un grande successo.
Qualche anno fa, sono stata invitata alla presentazione di un libro di questa casa editrice, che pubblica, a pagamento, i lavori di scrittori, o meglio, scrittrici (perché ho potuto notare che si tratta preferentemente di donne) non ancora nel circuito commerciale che in questo modo riescono a dare qualche diffusione ai loro scritti. Molto spesso si tratta di poesie e le autrici sono quasi sempre persone della nostra etá che si dilettano scrivendo ed esprimendo la loro sensibilitá, piú spesso in poesia che non in prosa.
Tornando a Maria D'Alessandro, mi ricordo che la sue memorie abbruzzesi avevano un tono poetico, ed erano quelle di una bambina, Maria appunto, che raccontava i suoi ricordi di piccola emigrante scritti in Italiano.
E qui voglio fare il punto. Scrivere in una lingua, o tradurre da una lingua, come spesso ho avuto occasione di osservare, non é tradurre pedissequamente da una lingua a un'altra.
Ho visto che Maria scrive pensando in argentino, ma usando l'italiano, la cui struttura é ovviamente diversa in molte espressioni. Il risultato non é esaltante dal punto di vista ortografico. E mi dispiace perché io, in questo senso, sono molto pignola ed esigente. ESCLUDO IL NOSTRO TERRAZZO perché qui non abbiamo pretese letterarie, ma se si pubblica un libro che andrá in mano a un pubblico che crede di leggere in una lingua corretta, mi sembra quantomeno deludente.
Questo libro é stato presentato anche a Community, dove Maria lo ha mandato per far conoscere la sua esperienza di emigrante e il suo impegno con la cultura. Mentre guardavo il programma alla RAI ho sentito una certa scomoditá pensando che quel libro era scritto in un italiano scorretto e non potevo non pensare all'esperienza certamente fuorviante dell'eventuale lettore non italiano che cerca di imparare e approfondire la nostra lingua.
L'ultima mia riflessione (per lo meno qui), é che la cultura, di questi tempi in cui ognuno puó diffondere facilmente il frutto del proprio lavoro, ha perso i suoi connotati essenziali e la purezza in cui dovrebbe avere la sua espressione, é stata contaminata erroneamente da altre forme che non sempre sono raccomandabili. Voglio dire: le culture possono vivere una a fianco all'altra, conoscerle é un vero arricchimento dello spirito, ma ognuna deve conservare le sue carattaristiche essenziali, altrimenti é tutto un "melting pot" dove i contorni si perdono e tutto diventa confuso. E' questa la multiculturalitá? Non credo.
Scusatemi se sono stata un po' noiosa con questo post. Faró meglio la prossima volta. :-)
Un abbraccio a tutte
Lucia
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