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venerdì 15 luglio 2011

Certo che

Lucia, teoricamente il tuo discorso non fà una piega. Però si vede che sei una donna di città, perchè se avessi vissuto poco che fosse in campagna e con le persone del posto, vedresti che è molto difficile in questi posti ignorare la natura e la precocità nelle conoscenze delle cose della vita. Io mi ricordo quanti bambini ci raccontavano cose che noi non capivamo certamente, ma loro sì.
E non conosci neanche la realtà delle favelas di qui dove dieci persone dormono nella stessa stanza, dove è difficile non prendere contatto con le realtá della vita di nuovo. Qui i minorenni uccidono, rubano più dei grandi, anzi, comandati dai grandi, perchè loro ricevono pene minori per gli stesi crimini che se fossero adulti.E questo in città. E cosa vuoi che siano, bambini innocenti? Se vendono la droga dai 9 anni o meno persino.?
 
L'educazione può si essere oppressione, dipende dall'adulto, dipende dal bambino, non sono tutti uguali, e perchè non c'è bisogno di dire per chi l'orientazione corretta? E importantissimo che noi stessi sappiamo per il bene ed interesse di chi, e questo affinchè la cosa sia ben chiara, principalmente per gli adulti.
Sai, una cosa terribile sapendo come sappiamo che i grandi, o come vogliamo chiamarli, hanno un potere enorme, fisico e psichico su questi esseri inermi, in inferiorità fisica e psichica, impotenti contro la nostra forza, umiliati molte volte da imposizioni che non sono spiegate e che non riescono a capire, come no, io sò di genitori che le danno ai figli senza spiegargli il perchè e senza considerare la loro impossibilità dic apire determinate cose.
 
No Lucia, il mondo è ed é sempre stato una cosa terribile, solo che oggi lo sappiamo di sicuro. I mezzi dic omunicazione se è vero che insegnano molte cose, ripeto che i grandi anche le insegnano ai piccoli, in mezzo ai poveri che pure sono individui, è anche vero che ci aprono gli occhi per realtà che prima non avevamo come conoscere.
 
E un discorso difficilissimo, non lo possiamo semplificare, ma non possiamo neanche ridurlo a teorie che, se anche valide, devono avere criteri precisi per essere adottate, non valgono per tutti i casi, non valgono per tutti gli educatori e meno ancora per tutti i bambini.
Insomma, educare è anche trasmettere i propri principi, da questo non si fugge, e sono i più validi, sono i giusti? E quelli dell'altro?
 
Quel bambino può aver imparato un testo, nel caso l'ha recitato benissimo, ma può essere anche la sua vita, qui se ne vedono in giro per la città, a d ogni passo, in centro, in periferia, ma che scherziamo? E una realtà. come aggiustarla? Non sò.
 
 
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