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domenica 24 giugno 2012

Hai ragione

Nonna Léa su quanto hai scritto, l'emigrazione vista da un emigrato, è ben diversa dall'emigrazione vista da uno che ha sentito dire, ha anche scritto, ma basato sui racconti tradizionali di sofferenze, sacrifici, valigie di cartone e quant'altro.Io tempo fà chiesi a tutti quelli che volessero, di raccontare l'emigrazione vista da noi portati nelle valigie. È un emigrazione mai raccontata, almeno io non conosco chi l'abbia scritta, anche perchè và vissuta.
Sono usciti dei racconti qui stesso, diversi dagli abituali. Ci sono le sofferenze di quelli che la valigia non la portavano ma che nella valigia ci sono arrivati...
Per più che quelli che decidono emigrare abbiano sofferto, per più che le loro pene siano state terribili, non sono di meno le sofferenze di chi hanno caricato con loro. Sì perchè, quando superate queste diffltà, tutto và bene, ma ci vuole molto per abituarsi all'idea che non si ha più nè nonni, nè parenti, nè amici di infanzia, non più natali in famiglia, cugini con cui giocare, e, principalmente, una lingua che conosci bene, una lingua che ti capiscano.
I "grandi"partivano con la speranza, con le illusioni, concretizzate o meno, di un futuro per loro e per i loro figli, ma noi figli non avevamo niente che ci idealizasse questo trambusto, noi solo ci avevamo perso qualcosa, guadagnato niente.
Figurati che persino il nome si cambiava, io sono passata ad aaaana, gutturale, Silvia addirittura Siuvia. Sai che non rispondevamo quando ci chiamavano, mica sapevam era con noi.
Ma questo nessuno lo dice. È vero, ho amiche che vivono qui come se vivessero in italia, male parlano la lingua locale, sentono quasi solo la RAI, non votano, non partecipano alla vita nazionale locale, nonostante siano colte. Confondono notizie dell'Inps italiano con il Brasile, hanno poche amiche brasiliane, eppure ormai hanno fgli e nuore o generi brasiliani, nipoti alcune, ma impeterrite non sono ne carne nè pesce.
Per me una forma dolorosa di vita, vivere senza vivere, vivere a metà. Questa è la vera tragedia secondo me. Ho un amico caro che non conosce niente oltre São Paulo, con un paese immenso come questo, che io per fortuna conosco quasi tutto, non tutto perchè sarebbe pazzesco. Ebbene, sai perchè? Nonostante abbia fatto tutti gli studi incluso superiori qui e viva qui da piccolo, quando viaggia, lo fà solo in italia, qui per lui non vale la pena. Allora ogni tanto prende l'aereo e percorre l'italia da cima a fondo. Non che non sia magnifico, ma non conoscere niente qui?Non sapere in che diversità vive?
Allora, concludo, per non scocciare, meglio come dice Silvia le colonie del Sud che continuano con le loro tradizioni intoccate, almeno sono carne o pesce e non soffrono, la loro vita non ha avuto cambiamenti a non essere il vantaggio della terra più disponibile che hanno trovato altrove. Meglio no? Che lo sforzo di inradicarsi di nuovo.
bacioni e scusa il lung, sono logorrica, non era questo che dicevano di me????Ahahahahahaah
Anna
Maria Rosa V. La foto dei peluche è nuova perché Gaetana mi ha stuzzicato e solo lei può sapere cosa significano i miei pupazzi esposti di nuovo sul divano, unico posto dove sono visibili con luce sufficiente.....baci



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