Oggi è 30 dicembre, mancano pochi giorni per finire l'anno e poi ci tufferemo nel 2012 per continuare a nuotare nel mare della vita.
Auguro a tutte voi un sereno nuovo periodo della vostra vita che nonostante il calendario ci metta delle divisioni sulla carta, continuiamo ad affrontarla giorno per giorno, mettendocela tutta per ricavare il meglio dalle opportunità che ci offre e dalle nostre capacità di approfittarle.
Un augurio di buon anno nuovo anche ai numerosi nuovi amici che non conosciamo, ma che, come dice Silvia, sono interessati a conoscere noi, che siamo lontani dall'Italia e che nonostante i molti anni che sono passati dalla nostra emigrazione, siamo ancora legati alla nostra terra di origine e continuiamo a parlare la lingua di nascita anche se siamo inserite in realtà molto diverse e ovviamente lingua diversa.
Tutto ciò non toglie che ognuna di noi si sia perfettamente integrata al luogo dove trascorre la sua vita, agli usi e costumi del posto di accoglienza e di sentirci come a casa propria, anche perchè il tessuto della popolazione è costituito all'origine e nella grandissima maggioranza, da emigranti provenienti da ogni parte del mondo e questo ci omologa, ci rende tutti uguali. Questa è la realtà dei paesi del Sud America, del Nord America e dell'Australia che sono cresciuti e affermati grazie al grande contributo dell'emigrazione, costituendo quella multiculturalità ricca di sfaccettature che riflettono le poliedriche società del cosiddetto "nuovo mondo".
Voglio aggiungere qualche considerazione sull'emigrazione inversa che oggigiorno riceve l'Europa, ma specialmente a quella che riceve l'Italia.
Oggi in Italia, un paese di poco più di 50 milioni di abitanti e un territorio molto ristretto paragonato con le terre sconfinate dei paesi tradizionalmente cresciuti con l'immigrazione, ci sono 5 milioni di immigrati. Nella maggior parte dei casi, anche questi immigrati conservano la loro cultura, i loro usi e costumi e la loro lingua, ma che purtroppo, non si integrano alla società che li accoglie e, quel che è peggio, spesso vogliono prevaricare sulla cultura del posto. Il futuro dell'Italia e della cultura italiana sarà così a rischio di estinzione. Spero di sbagliarmi.
Proprio ieri, in un programma alla RAI, ho sentito una donna peruviana che si trova in Italia da 20 anni, 5 dei quali come clandestina, che ha messo su un'organizzazione chiamata "Cambia, todo cambia" , auspicando ovviamente un cambiamento della realtà degli immigrati in Italia, ma quello che mi ha fatto impressione era il suo modo prepotente di esprimersi contro il governo italiano che non favorisce l'ottenimento della cittadinanza, e altri diritti, e le critiche di svalorizzazione verso chi parla di preservare la cultura italiana.... Mi sono sentita angosciata...
Non è la prima volta che vedo un immigrato in Italia, clandestino o no, di fare il professore in televisione manifestandosi criticamente, e anche con arroganza, su quello che si deve fare e quello che non si deve fare per il loro inserimento, che ricordiamocelo, non si puo paragonare all'emigrazione storica italiana, che nella stragrande maggioranza dei casi, è stata legale, con tanto di atto di chiamata, certificato di buona salute, di buona condotta, distribuzione geografica e altri requisiti, e quindi di necessità e condizioni espresse dal paese che li chiamava e li riceveva.
Buon Anno, buon 2012 a tutti
Lucia
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