SINTESI DELLA STORIA DEL CAPPELLO
Spesso la storia non ha dato ai prodotti della civiltà e della cultura materiale lo stesso valore attribuito ad un'opera d'arte o ad una scoperta scientifica, eppure ogni oggetto realizzato dall'uomo ci permette di scoprire e di leggere il mondo. E di certo, sin dall'antichitá, l'oggetto-cappello ha un ruolo di assoluto protagonista nella vita dell'essere umano che sempre ha avuto la necessità di proteggersi la testa dal freddo, dalla pioggia e dal sole.
Quindi senza sosta l'uomo si é servito di ogni genere e fattura di cappucci, cuffie, berretti, turbanti. La pelle d'animali selvatici é il materiale piú antico utilizato, usato al naturale e rozzamente conciato, tagliato e legato con lacci passati da fori praticati con punteruoli d'osso. Giá nel periodo neolitico si usavano larghi cappelli di paglia, sempre con funzione pratica, cioé preservare la testa. Secoli dopo inoltre a su funzione utilitaria prende funzione simbólica con molteplici significati: potere, seduzione, minaccia come nel caso degli elmi creati per incutere paura, ma anche appartenenza ad una cultura, ad un ambito sociale, ad una categoria professionale.
Erodoto conobbe le tiare indossate dai sacerdoti iranici durante i sacrifici. In alcuni monumenti si vedono ancora rappresentazioni degli alti cappelli conici portati in Mesopotamia. Gli Ebrei di epoca biblica indossavano copricapo rituale a forma di turbante o di mitra simili a quelli dei re assiri. Nella tradizione romana più antica qualunque sacrificio o rituale religioso doveva essere compiuto "velato capite", ossia a testa coperta. I Galli indossavano una mitra con bende ricadenti sulle spalle quando festeggiavano la dea Cibele. Le Vestali portavano il tutulo, un copricapo di forma conica che si ritrova in monumenti etruschi come quello al dio Vertumno. L'apex, berretto fatto con la pelle dell'animale sacrificato era indossato a Roma dal flamen dialis, ministro del culto di Giove.
Nel Concilio di Lione del 1245, Innocenzo IV stabilisce il galero di panno rosso scarlatto come simbolo di dignità cardinalizia, nel Trecento cambiarono il materiale a velluto rosso. Verso metà dell'Quattrocento fece comparsa il cappello di feltro caratterizzato da una visiera. Pare che il primo ad indossarne uno fu Carlo VIII, rè di Francia, in occasione della sua visita a Roma. Ma il secolo d'oro del cappello fu quando Luigi XV lanciò la moda del tricorno, diventando il copricapo ufficiale di divise militari di svariati eserciti. Le veneziane trovarono elegante e civettuolo questo cappello e decisero portarlo sopra le parrucche incipriate. Le nobildonne francesi e inglesi amarano i grandi cappelli ornati di piume e, pure indossarono cappellini agghindati con uccelli imbalsamati. Nel 1806 Arrington, un famoso cappellaio di Londra, creò il cilindro che dopo diventò uno dei simboli della città.
Fra l'Ottocento e il novecento, la moda diede grande risalto al cappello creando modelli femminili eleganti, deliziosi, sofisticati o sportivi, adatti a ogni occasione. Anche oggi, davanti alla grande varietà di modelli, c'é solo l'imbarazzo della scelta e basta indossare un cappello un po' originale per sentirsi nei panni di un personaggio immaginario che fa mutare il volto e il proprio aspetto in un gioco di ammiccamento, seduzione, provocazione che lo rende davvero un strumento di magia con lingua propria capace di amplificare le relazioni comunicative. Mettersi il cappello, togliersi il cappello, cambiare cappello: gesti che si compiono sul palcoscenico quotidiano per assumere ruoli diversi, per cambiare la propria immagine e forse le proprie idee, uno spettacolo di complicitá in cui essere umano e cappello sono entrambi primi attori.
Nessun commento:
Posta un commento