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domenica 6 novembre 2011

* comunicare nel 2011 *

Che bella cosa il comunicare! Come si fa a stare isolati e chiusi in sè stessi? Certo che pure è bello stare un po' in silenzio con i propri pensieri, con le proprie riflessioni, facendo anche un po' di introspezione, ma quando si ha voglia di stare comunicati, cosa c'è di meglio che vivere nel 2011???

Io sono sempre affascinata da questi nostri tempi, dalla velocità, addirittura simultaneità, delle informazioni. Siamo in tempo reale a vedere cose belle e anche cose brutte, ma sta a noi scegliere se stare a torturarci davanti alle catastrofi, alle disgrazie altrui, ringraziando nel profondo del nostro cuore di non essere in quei posti, oppure di scegliere la leggerezza e distrarci con cose assolutamente futili, ma alla fine dei conti, anche utili, perchè non sarebbe possibile vivere 24 ore a riflettere sui mali del mondo senza rimanerne psicologicamente alterati.

MRV dice che è inutile stare a dire che ci dispiace per la situazione in Liguria e sono d'accordo con lei, non cambia nulla. Infatti a cosa serve dire che io ho pianto davanti alle immagini che ho visto? E d'altra parte è indubbio che tutti noi siamo stati colpiti dal dispiacere e lo sconcerto, ma parlarne è sempre un modo di comunicarci, anche solo attraverso un commento intrascendente quale è parlare dei nostri sentimenti davanti a un tale disastro.

E siccome il mondo è pieno di disastri che si susseguono all'infinito, solo ci limitiamo a prenderne conoscenza, a sentire una stretta al cuore, magari per un po' di giorni, fino alla prossima volta che riceveremo inevitabilmente delle nuove stangate, con nuove notizie tragiche. Qui in Agentina, la settimana scorsa abbiamo avuto due tragedie enormi: la prima, un treno ha investito un bus pieno di bambine di 10/11 anni che andavano a fare un ritiro spirituale. Morte una decina di loro, fra cui alcune maestre (suore). Il giorno dopo, un altro disastro: un camion investe un pullmino pieno di bambini di 9/10 anni, piccoli calciatori pieni di sogni e illusioni, che andavano verso un incontro di calcio. Anche qui, una decina di morti. Due giorni fa, crolla un edificio di 10 piani... per fortuna non ci sono state vittime perche è stato evaquato in tempo. Per non parlare delle zone del mondo dove continuano ad ammazzarsi in nome della libertà.
Ecco, questa è la comunicazione che ci fa male.

Ma c'e' anche la comunicazione che ci fa bene ed è quella che ci permette di stare in contatto tutte noi, attraverso il blog (di cui Anna ha sentito la mancanza durante la sua astinenza di internet di questi ultimi giorni, come pure Claudia) e c'è quella comunicazione che ognuna di noi stabilisce con tutte le persone che amiamo e apprezziamo, grazie proprio alle nuove forme di comunicazione, si chiami skype, si chiami  facebook, l'irrinunciabile telefono, ecc.

E adesso voglio parlarvi della comunicazione buona, quella che ci dà gioie e soddisfazioni, quella che ci fa sempre alzare gli occhi verso il cielo per ringraziare la magica possibilità che abbiamo di essere vicini anche se si è molto lontani, grazie proprio alle nuove proposte che ci offre la tecnologia delle comunicazioni.

Ieri ho visto e parlato con Giada attraverso skype. La gioia che provo ogni volta, voi ne siete a conoscenza.  La settimana scorsa le avevo mandato per posta "cartacea", cioe`in una busta, due braccialettini deliziosi fatti con perline di legno colorato e delle farfalline e maggiolini graziosissimi. Dopo una settimana erano gia nelle sue mani, e ieri le ho viste che lei già ci giocava.





In primo piano, il reno Rudolph :-)


Abbracciando il reno Rudolph...

Ieri comunque giornata piena, con una telefonata ricevuta da Montevideo, dalla mia cara amica Annina, già testimone alle mie nozze, e poi un contatto skype con Claudio e Angela, i miei giovanissimi parenti che ci hanno ricevuto con tanto affetto a me e a mia sorella nel nostro viaggio in Italia.

E per ultimo: Ieri sera, cinema! Sono andata a vedere il film di Almodóvar, "La pelle in cui abito" (La piel que habito). Un film molto interessante perche usa una parabola sul filo del thriller per parlare di un argomento molto sentito nella società dei nostri giorni.

Non venivo sul terrazzo dal giovedì scorso, quindi ero in astinenza di comunicazione. Sono contenta di aver superato il mio blocco e di salutarvi tutte con molto affetto
Lucia

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