Silvia credo che non ti sei dimenticata l'pisodio che cercherò di raccontare brevemente. Poi tu raccconta del bagno pubblico a Parigi... Dovete sapere che i brasiiani hanno l'abitudine di mettere tutto in tavola all'ora di pranzo, e dal momento che ti siedi prendi ci`|o che vuoi, non c'è una sequenza a non essere per frutta e dolci quando ci sono.Dico, separati ma sempre tutti a disposizione. Succede che al liceo, potevamo andare apranzo fuori e non pranzare in colleggio, dico, noi semi-interne. E succedeva molto frequentemente, anzi settimanalmente, che le esterne ci invitassero a pranzo a casa loro, poi noi tornavamo in colleggio. Ci divertivamo da muorire tutte, in genere si andava a piedi perchè erano quelle che abitavano vicino al colleggio. Essendoci l'abitudine di fare i maccheroni il giovedì qui, era solito che fosse il giorno matematico degli inviti che dovevamo pure scegliere, mica potevamo moltiplicarci. Una volta da una, una volta da un altra e così via. Rimaneva il fatto di retribuire cosa che noi voelvamo. Senonchè, primo scoglio enorme, primo piatto, second, frutta o dolce, insomma, una cosa complicatissima per mia madre, dovevamo avvisare almeno con un due giorni di antecipo. Ma questo solo perchè ci doveva essere tutto, invece dove andavamo noi se mancava qualcosa ci arrangiavamo, si friggevano le uova, non era tanto complicato. Così che era impossibile farlo alla buona semplicemente, come dire: vieni a pranzo a casa mia.I piatti serviti uno a uno. Tra parentesi, una volta che una delle figlie di Wladimir venne in fazenda io l'avvisai, guarda Fernanda, quando ti servono il primo piatto, prendene abbastanza perchè poi se il secondo non ti piace il primo non torna e tu muori di fame. Detto fatto, forni a lei e marito il supplemento di notte prendendo in ghiacciaia.Lo facevo sempre per Wladimir, ero abituata e me lo aspettavo. La mamma allora retribuiva organizzando dei té che qui non si usano, si usa al massimo la merenda, moltissimo buoni, chemia madre preparava cose buonissime, ma già non di loro abitudine, con ora fissata con antecedenza, insomma, una cosa che inibiva tutti incluso noi, ma non c'era verso. Una volta i genitori in Guatemala, credo, avevamo un amico che tutte le domeniche ci invitava a pranzo a casa di sua madre, aveva sette fratelli, e nonostante i nostri no, insisteva talmente che era brutto dire di no. Un giorno, stando sole a casa, decidemmo di invitare lui e la madre a casa nostra per cena. Naturalmente avevamo la donna, perchè senò era impossibile, e preparammo una buona cena, veramente buona, per loro, noi, e credo c'era Pietro. Non c'erano supermercati all'epoca, di sere era tutto chiuso. All'ora stabilita arrivano madre e figlio, dopo un poco ci accingiamo a sederci a tavola quando comincia a suonare il campanello ed arrivano, tutti i fratelli, con le ragazze o ragazzi, una cosa come un dodici persone per una spettativa di cinque, massimo sei, mai tanti in più.Non c'era neanche come rimediare, e dove, come? Se uno potesse svenire in queste occasioni, sarebbe la salvezza...non lo dimenticherò mai, solo uguale a questo una notte di Natale a casa di amici americani, ero solo io, ero sola a São Paulo ed erano molto amici, ma dopo queste due esperienze, non credo qualcuno avrebbe animo per altro....... bacioni Anna |
UN POSTO DOVE INCONTRARCI IN ARMONIA E PER SCAMBIARCI LA NOSTRA AMICIZIA.
* Il terrazzo sul mare è un luogo immaginario dove un gruppo di amiche, virtuali e non, ma di origine italiana, sparse in tre continenti diversi, si incontrano per scambiarsi le proprie piccole vicende quotidiane, i propri pensieri e il loro affetto.
....
lunedì 27 giugno 2011
Bè, in fatto di problema con ospiti a cena
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento