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lunedì 22 novembre 2010

V I T T O RI A

 
Carissima Vittoria, ma sai, raccontato così a pezzettini rende un idea sbagliata. Non c'era crudeltà, c'era ignoranza DA una parte e troppa sapienza dall'altra.
Se TU pensi con IL ragionamento di oggi,riguardo papà, anche padre, evidentemente GIà sapevano dei pericoli Della pedofilia, e circa IL fatto di non poterci isolare per chiaccherare in meno di tre bambine, IL segno Della conoscenza dei pericoli Della bisessualità.
Al contrrio, credo che loro sapevano troppo.Quello che mancava è la spiegazione plausibile per delle bambine e poi anche la mancanza di comunicazione con I genitori che, all'epoca, non esisteva, non ho mai parlato di queste cose con I miei genitori e neanche loro con me, e neanche Le mie amiche.
 
Noi eravamo felici lì, la sofferenza era solo intelettuale perchè non ricevevamo risposte, veramente non tutte si facevano Le domande. Per dirti la verità nelle lezioni di religione in una classe di tutto IL ginnasio, un ottanta ragazze, date DA un prete coltissimo Ed intelligentissimo, e con una suora che circolava tra di noi  per controllare IL buon comportamento, se non ricordo male, l'unica che provocava confusione e consequente castigo ero io. Non ricordo nessun'altra che fosse indisponente come me...scherzo, non era indisponenza era che non si capiva proprio...e loro, neanch eil prete poteva spiegare. A noi hanno sempre detto che Maria era moglie di Giuseppe, mai saputo che lui l'aveva sposata comunque anche incinta.
 
Poi, ad essere sincera, avevamo varie suore, Silvia Ed io, che ci protegevano molto e quindi molte cose passavano perchè almeno ci sentivamo ben volute, senò saremmo andate al Dante dove stavano tutti I nostri amici di allora e di più tardi e di sempre, invece siamo rimaste lì per nostra volontà e delle suore.
 
Quello che MI è rimasto é che non sopporto in nessun modo Le luci bianche, quelle fluorescenti, Wladimir Le voleva mettere qui perchè sono piU chiare, più a giorno, ma io non ho mai potuto concederglielo. Il fatto è che nel dormitorio quelle erano Le luci, Ed io dalle finestre vedevo nelle Case oltre IL muro Le caldi luci di Casa Mia, quelle lampade dette calde, meno luminose ma così intime. Ed allora MI veniva la malinconia , la tristezza, fino ad oggi non Le posso vedere.
Ed anche Le scarpe di vernice nera. Perché erano Le scarpe Della tenuta domenicale, per uscire e noi non avevamo molto con chi uscire dovuto la distanza e la mancanza di conoscenza a São Paulo, parlo solo del periodo di internato. Allora anche quelle non NE ho mai comprato mezza.
 
Ma di crudeltà nessuna, poverette, non sapevano cosa facevano...e poi scrivere MI è sempre piaciuto, certo era scocciante scrivere cento volte la stessa cosa, ma io lo facevo piano piano perchè faceva male la mano se facevo rapido....
 
Ecco, era solo per ridimensionare.
 
Un bacione e spero che questi dolori ti diano tregua, MI dispiace che ancora li hai.
 
Anna
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