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martedì 26 aprile 2011

*leggere le nostre storie*

Anna dice che le nostre storie di vita sono molto interessanti, ma che non riesce a commentare niente perchè dopo aver letto con piacere parte della nostra storia, non c'è molto da aggiungere. E mi ha fatto ricordare una frase che ho letto molto tempo fa, ma non ricordo di quale scrittore. Diceva così:

Las palabras que leerás no me pertenecen enteramente. Por mitad son mías y por mitad son tuyas que las estas leyendo.

Traduco: Le parole che stai leggendo non mi appartengono del tutto. Per metà sono mie e per metà sono tue, che le stai leggendo.

Come vedi, Anna,  è tutto "NOSTRO" ! :-))))) ahahahaaa!!!

Certo che è interessante leggere le nostre storie. Ognuna di noi potrebbe scrivere un romanzo. Ogni essere umano, ogni vita vissuta, ha una storia unica e irripetibile, ricca di esperienze, di emozioni e sensazioni che, anche se sono uniche, saranno sempre diverse per noi stessi, anche in situazioni analoghe. E quando troviamo qualcuno che ci ascolta, con cui possiamo condividere parte del nostro vissuto, stiamo guardando noi stessi il film della nostra vita.

A volte, mentre ci ascoltiamo, ci rendiamo conto che stiamo guardandola da una angolazione nuova, perchè anche noi non siamo mai le stesse persone, perchè giorno dopo giorno aggiungiamo una nuova vicenda, un nuovo tassello che fa crescere il nostro vissuto e la nostra esperienza e che ci rende, insomma, continuamente diversi.

Perciò il libro delle nostre storie rimane sempre aperto e ognuna può aggiungere le pagine che potrà e vorrà, aggiungendo magari qualche particolare significativo a quello che già aveva raccontato e che al momento aveva dimenticato.

Ora vi racconterò una nuova vicenda:
Un giorno stavo ascoltando la radio. Era uno di quei programmi in cui, a partire da un argomento, il conduttore della trasmissione invita gli ascoltatori a telefonare alla radio per raccontare i loro ricordi su quell'argomento.
Quel giorno il tema era: il ricordo d'infanzia più caro.
Molte persone telefonarono e raccontarono secondo la loro valutazione, qual'era il ricordo più indimenticabile, o  il ricordo più bello che li accompagnava fin da piccoli.

Anche il mio cervello, quel bibliotecario invisibile che ha cura del mio archivio di memorie, immediatamente si mise a cercare e senza che io lo sapessi, in pochi istanti aveva trovato quella scheda nascosta, no so in quale emisfero, se quello destro o quella sinistro, dove era rimasto scritto quel ricordo remotissimo della mia infanzia, ma che era attinente a ciò che aveva generato lo stimolo. 

Io non ero consapevole, ma lui, il cervello, sì, perchè in pochi istanti aveva ricuperato il ricordo, per me completamente dimenticato, ma non solo, LUI gli aveva dato la categoria di ricordo più caro della mia infanzia, perchè lui era andato a fare la ricerca di quel ricordo e lo aveva riscattato come tale.

La prossima volta, vi racconterò di quale ricordo si tratta.
Lucia 

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