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sabato 23 aprile 2011

---ricordando l'emigrazione---

Ragazze,...che contrasto !!!!...volevo cominciare questo scritto col tema della emigrazione, ma in queto  momento sto guardando L'ultima Parola, e parlano delle pensione dei parlamentari, giudici e quant'altri...Si mi sbalza lo stomaco pensando che tante persone soffrano la fame e tante altre hanno dovuto emigrare per fame o per lavoro o per guerre...Fanno vedere quanto guadagnano,...non prendono meno di 8.000 Euro di pensione e già dei 52 anni in poi...e molti hanno due o tre pensione...Ma che  razza di democrazia è?..
Perchè questo non accade soltanto nel 2011,... e una storia che viene ben da gli lontani anni,.... la classe privilegiate!!!...Vi immaginate che le pensione dei parlamentari si è mischiato con le storie dei sofferenti emigrati.......allora
Detto questo e sfogata, cerchero di dimenticare per cominciare ed ingressare nel  tema più degno  
 
Quante esperienze diverse !, quanta ricchezza di vitta !!
 
 
Cara Anna: scrivi che hai sete da leggere le storie, e che ti piacerebbe fare un libro ?...anche a me, nonostante come pure ti succede, mi  riusulta difficile esprimere bene in Italiano, scrivere le emozione soppratutto e necessario un ampio vocabulario, seno a volte il senzo di quello che uno vuole raccontare o trasmettere si perde...Pero credo che questo non sia un motivo valido, forse e meglio così...Mi hai fatto ricordare che il primo libro che ho avuto contatto nel nuovo paese e Pinocchio, un grande libro di tantissime pagine che la mamma tutte le sere, gia tutti nel letto ci leggeva...Il libro ci lo aveva regalato quella signora che è nella foto, la chiamavamo zia Maria, ed aveva nella casa,  un soffito tutto pieno di libri...Quella signora, viveva vicino a noi, miglio direi noi siamo andati a vivere vicino a  loro e alcuni di quelle famiglie che ci avevano preceduto nella emigrazione,..quella signora era malgrado sempre ammalatta e la mamma, andava a fargli le inezioni (punture)..E come tè il libro Cuore e anche arrivato a casa mia, credo sia il terzo libro che ho letto nebene imparai a leggere in Spagnolo..Cuore mi fù stato regalato a scuola, come pure mi hanno regalato il libro "la hormiguita viajera" (la formica viagiatrice)...con una dedica della diretricce della scuola....Sicuramente avrai tantissimi ricordi della facenda...e quando parli mi fai ricordare quei libri-romanzi dove ci raccontano storie  del centro america, con la vita delle facende del cafe e la cana di zucchero..ho letto tanti libri di amore, storie famigliare dove la imaginazione veramente vola..ma certo che questo è un argomento fuori della emigrazione....Riguardo alle sofferenze, proprio non posso dire al concretto di averle subito, sicuramente le pedade o calci erano una conseguenza, o una difesa allo sconosciuto...e ben que ho fatto !!!...dopo di tutto gli uomini non li conoscevo e mio padre lo avevo visto l'ultima volta circa i due anni, era cuasi un anno e mezo che non lo vedevo,  e a quella età, proprio subito non avrà preteso  che lo ricordasi vero?...dunque calci, per avemi lasciato, questa e stata la risposta infantile... jajaja 
Cara Lucia, la richiesta di Anna di raccontare le nostre storie di emigrazione dal punto di vista di noi bambini e veramente innovativa, perchè mai nesuno lo ha fatto..e talvolta nel futuro...si possa fare anche un piccolo libro..Si potrebbe cominciare a scrivere nel terrazzo le storie sotto un unico titolo come  hai fatto te "RICORDANDO L'EMIGRAZIONE" o "I BAMBINI DELLA EMIGRAZIONE"...tanto per stacarli degli altri comenti giornalieri che ognuna di noi fà...e talvolta col tempo si possa fare qualcosa... 
Hai commentato che nel viagio c'era stata una festa quando si attraverrsò l'Equatore?...sai che credo ricordare immagine..di festeggiamenti dato che una di quelle volte che mi portavano al  terrazzo della nave a prendere l'aria c'era una grande miscuglio di gente e molti aplaudevano ad alcui uomini neri che si lansciavano della nave per cercare delle monete che alcuni gli butavano nel acqua...ricordo che tutti ridevano per questa esibizione dei atletici uomini neri neri .....alla meglio era come una abitudine delle navi che attraversaron l'Equatore...ma parlando di questo con mi madre, credo abbia detto che era a Santos...non voglio sbagliare..i ricordi sono difusi..Nonostante tante volte domandavo a mia madre se era vero questo o era vero quello,...e Lui meravigliata mi rispondeva..ma si..si...ma come ti lo ricordi...credo sia la memoria fotografica,....perchè anche succede che a volte uno crede ricordare ma in realtà e la fantasia infantile che si fà una favola con quello che ascolta raccontare dei genitori..e a volte e difficile spartire queste acque e dire al vero quello che uno ricorda veramente e non e conseguenza dei dialogui ascoltati..ma io sono certa che tante cose le ricordo veramente, nonostante i miei 3 anni e mezo al momento d'emigrare, non parlo di dialogui ma si delle immagine...Riguardo a dire della sofferenza, non potrei affermare,.. però sicuramente ci sarà alcun segno nel carattere, giacchè  un grande distacco del luogo dove uno e nato e qualcosa di forte...
I barbayiyi son los manies, credo scritto in dialetto...Credo che i tuoi ricordi sono più nostalgici perche già avevi le compagne di scuola, sapevi bene l'italiano..io soltanto parlavo il dialetto bellunese e un pò di italiano giachè a casa si faceva questa mescolanza datto che quando venivano alcuno a visitarci asecondo la confidenza si parlava il bellunese o l'italiano......Io la metevo nella spina a mia madre e gli diceva, doppo che la visita era uscita...ma per che parli altra lingua?..e Lei rideva...ma no e l'italiano....dunque tutto questo mentro imparavo qualche cosa di spagnolo prima di andare a scuola
Cara Luisa, molto sentita la tua storia...e non pentirti di aver pianto...fa bene...io ho pianto tanto quando scrisse la storia di guerra di mio padre..ho cercato e letto per ben due anni, ho registrato piccole storie che lui ricordava...Ad un certo punto della vita uno si domanda chi è uno come persona..da dove viene? e se in più ha sofferto come lo hai fatto tu per mancanza della mamma..altro che piangere..però fa bene, uno si incontra con sè stesso.
Cara Maria Rosa Vallone...interessante la tua storia e talvolta puoi scrivere sul tema dei conventillos, che tante storie di emigrazione hanno..non capisco bene la tua sofferenza con i nonni, credo ricordare che con tuo padre alla fine vi siete abbracciati.
Bene vi lascio augurandovi un altra volta a tutte una Buona Pascua
Adriana  

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