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venerdì 22 aprile 2011

*ricordando l'emigrazione*

Cara Adriana,
hai ragione quando dici che i piccoli figli di emigranti hanno avuto un mondo più ricco di esperienze, anche perchè si adattavano più facilmente e potevano camminare su due binari, quello nuovo, con orizzonti promettenti e quello vecchio che veniva ricordato attraverso i racconti dei genitori rievocando nostalgicamente un passato pieno di memorie, di persone, di luoghi e di affetti.

Mi hai fatto ridere immaginandoti mentre eri nascosta sotto il tavolino e non volevi andare con nessuno degli amici di tuo padre. Ma non ho capito cosa sono i barbayiyi. Sono forse le noccioline? (los maníes?)
Ho cercato di vederti nella foto, ma sei assolutamente nascosta dal tuo braccio e da tua sorella più grande.
Beh, un bel ricordo quella foto e poi se pensi al percorso che ha fatto, un'altra storia dentro la storia. Molto interessante.

Luisa, anche tu eri molto piccolina e certamente senza la tua mamma quando eri in collegio e poi quando si era ammalata sulla nave, ti sentivi sola e abbandonata. Dev'essere una sensazione che ti segna per tutta la vita.

Cara Anna, tu mi chiedi di raccontare di mia sorella rispettandone l'intimità, ma sarà un po' difficile parlare di lei senza parlare di cose molto sue. Ho già detto che lei fino a oggi rimpiange di essere partita. Le sue sofferenze di adolescente emigrante sono state più forti delle mie. Come ho detto, io mi lasciavo coinvolgere dalle novità, il mio interesse per le scoperte di ogni giorno mi allontanava dai ricordi di quello che avevo perso, anche se non li dimenticavo, prova ne è che scrivevo ininterrottamente per comunicare con la mia amica Liliana e  mia cugina. A loro raccontavo della mia nuova vita, ma non raccontavo delle mie rinunce e di quello che avrei voluto e non avevo.
Comunque nella bilancia, pesava di più il mio presente che non il mio passato. Invece mia sorella era sempre con il pensiero e con il cuore rivolto verso il suo mondo perduto. 

Forse una ragazza di 15 anni, occupa un posto più preciso nel proprio ambiente, che non una di 12 anni. Lei già era consapevole di quale futuro le si prospettava e i suoi sogni erano già delineati , ma subito furono infranti. Forse per questo rimase più attaccata a ciò che aveva lasciato.

Poi, arrivando qui, cominciarono subito le responsabilità e i sacrifici che ci fecero diventare grandi prima del tempo. Lei queste cose non le dimentica, mentre io le ho completamente seppellite.

Un pomeriggio siamo andate a prenderci un caffe, lì dove sono andata con te, dove ci servirono quel minuscolo gelatino insieme alla tazzina di caffè. Chiacchierando del più e del meno sono venuti fuori i ricordi tristi. Lei ha quasi sempre un atteggiamento triste. Quando ci lasciammo rimasi pensierosa sul suo modo di ricordare il passato, sulla sua tristezza, sulla sua negatività.

Il giorno dopo, appena alzata, mi affacciai alla finestra della camera e  vidi un "affiche" pubblicitario attaccato proprio lì davanti, dall'altra parte della strada. Non ricordo cosa pubblicizzava, ma ricordo la frase che diceva:

UNO SE PARECE A LOS RECUERDOS QUE ELIGE CONSERVAR...
Ognuno di noi assomiglia ai ricordi che sceglie di conservare.

Immediatamente presi il telefono e la chiamai e le lessi il testo che ho appena scritto. Lei si mise a ridere, aveva capito subito quello che volevo dirle. Comunque, è una persona gradevole ed è piacevole stare insieme a lei.

Magari piu avanti ritornerò sull'argomento emigrazione. Ora lascio il posto a te e a tutte le altre che vorranno raccontare. Intanto aspetto Adriana con il seguito del suo racconto.

Lucia

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